Riflessione del direttore al termine del Campo Missionario – CMD 2023

Perché dopo 43 anni il Campo Missionario ha ancora qualcosa da dire ai giovani di oggi? 


A volte mi viene posta questa domanda non semplice, in tutti questi anni sono cambiate molte cose e soprattutto sono cambiate le persone, la società in cui viviamo, il contesto culturale e comunicativo eppure il Campo, tra mille difficoltà e resistenze di alcuni, resta una certezza. Credo che la ricetta del Campo sia ancora attuale perché va al cuore delle persone, tocca la dimensione spirituale più profonda, tocca l’essenza dei giovani che sono, a volte inconsapevolmente, tempio e dimora dello Spirito Santo, del Dio fatto uomo che vive con noi.

Il Campo Missionario chiede ai giovani di essere se stessi, di abbandonare le maschere per essere semplicemente ciò che si è, chiede ai giovani di mettersi in gioco e gli affida una responsabilità diretta e di gruppo, il Campo chiede ai giovani di essere gioiosi, senza se e senza ma, nell’incontrare l’altro senza preclusioni, senza pregiudizi.

Lavoro, Formazione e Festa restano i pilastri di questa che non è una esperienza ma uno stile di vita da acquisire, da vivere nel quotidiano quando il campo finisce, anzi quando il campo inizia nella vita perché come dice il nostro motto “il campo inizia quando finisce”.

Un’ultima cosa contraddistingue questa settimana, le regole, anzi la “regola”, una sola: “vietato dire di no”. Al Campo Missionario è vietato isolarsi, mettersi da parte, escludersi ed escludere. E’ invece indicato, suggerito di dire di sì, sì alla gioia, si al servizio, si all’altro proprio sull’esempio di Maria!

Diamo fiducia ai nostri giovani perché essi sono il presente e di essi è il Regno dei Cieli, non etichettiamo come vuoti o nullafacenti, ma mettiamoci a loro servizio con la testimonianza e la preghiera, solo così potremmo continuare ad essere missionari ovvero testimoni credibili di una Buona Notizia. 


Marco Gasparini

 

 

 

 

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