BURUNDI – Quando ci siamo sposati avevamo un sogno: vivere un’esperienza missionaria con tutta la famiglia.
Questa estate il sogno si è realizzato. Siamo partiti per il Burundi!
In questi anni, tanto ne abbiamo sentito parlare, ma vedere con i propri occhi, ascoltare con le proprie orecchie, odorare con il proprio naso, toccare con le proprie mani, gustare con la propria bocca… è tutta un’altra cosa. E quando gli occhi sono di mamma, babbo, figlia e figlio, è entusiasmante!
Percorrendo strade rosse, dissestate, piene di polvere, piene di gente, piene di bambini, siamo arrivati nelle città, nei paesi, nei villaggi, nelle comunità, nelle parrocchie, alle sorgenti del Nilo, alle cascate di Karera, sul lago degli uccelli e sul lago Tanganica. L’ospitalità di Padre Gilbert e di tutta la comunità è stata grande!! Désiré un accompagnatore perfetto!!
Abbiamo visto tutto ciò che viene realizzato grazie ai contributi che arrivano dall’Italia e al grande lavoro degli Apostoli del Buon Pastore. Tante cose!!
Nei villaggi abbiamo visto le case in mattoni di argilla terminate e quelle in costruzione, i frati e i preti sono bravissimi muratori e bravissimi educatori. In un villaggio, i bimbi ci hanno salutato con una canzoncina in italiano e ci hanno colpito con la loro calma, rispetto ed educazione. Quando Anna e Andrea hanno consegnato le caramelle si sono divisi in due file, con calma e silenzio hanno aspettato il loro turno.
Anche la consegna delle tessere sanitarie e delle caprette sono stati momenti molto significativi.
È bello vedere le persone felici, ma bisogna essere soprattutto pronti ad ascoltare chi si lamenta ed è triste perché ancora non ha ricevuto ciò che ha chiesto. Vivere queste situazioni con i propri figli, rifletterci insieme è stato molto educativo. Per tutta la famiglia.
In un villaggio, abbiamo incontrato una ragazza che parlava il francese e chiedeva di poter fare la sarta, è riuscita a fare un corso di formazione a Gitega e desiderava tanto una macchina. Ascoltata questa richiesta, valutato il costo d’acquisto e il beneficio che la comunità poteva averne, si è deciso di acquistare due macchine da cucire, così altre donne avrebbero potuto imparare. Dopo una settimana, siamo tornati nel villaggio per la consegna. Le macchine e il loro mobiletto erano nel cassone del pick-up. Appena parcheggiato, non abbiamo avuto il tempo di prenderle che la ragazza, da sola, senza alcun aiuto, aveva caricato in spalla il mobiletto. In un attimo ha perfettamente sistemato le due macchine. Era veramente felice. Ora basterà portarle stoffe e fili e potrà cucire le divise della scuola per i bambini!
Riuscire a mandare a scuola i bambini è fondamentale in Burundi. È stato molto bello l’incontro con i ragazzi e le ragazze che grazie al Progetto Università riescono a laurearsi. Sono consapevoli di essere persone molto fortunate. Hanno purtroppo difficoltà ad avere le necessarie attrezzature, soprattutto computer e smartphone tecnologicamente evoluti.
Per le loro famiglie rappresentano una grande ricchezza, in genere sono l’unico figlio, fra sette o più fratelli e sorelle, che riesce a studiare.
Le famiglie sono numerose, ogni volta che ci presentavamo ci veniva rivolta la stessa domanda: “Dove avete lasciato gli altri figli?”. Non potevano credere che ne avessimo solo due.
I bambini sono tantissimi, stupendi, felici per avere ricevuto una caramella, anche se chissà con quale futuro … nonostante tutto … sono bambini liberi! Liberi di correre, sporcarsi, litigare, giocare con una ruota e un bastone… tanta gioia vederli! Quando abbiamo raccontato i problemi dei nostri ragazzi, che in casi estremi finiscono a giocare con gli smartphone nelle proprie camere senza più uscire, non riuscivano proprio a capire cosa stessimo dicendo!
Abbiamo vissuto una giornata unica e irripetibile: Andrea ha potuto giocare una partita di calcio con loro. Prima di partire aveva espresso questo desiderio e aveva messo in valigia la sua divisa e un pallone. Il desiderio è stato più che soddisfatto. Nella parrocchia di Shanga, il parroco ha organizzato una vera partita, i ragazzi sono venuti anche dai villaggi vicini, tanta gente è corsa a vedere, Désiré è stato un arbitro perfetto. Andrea ha fatto difficoltà, erano troppo veloci! Ha anche potuto tirare il rigore visto che era il solo musungu in campo! Alla fine, grande festa, tutti a fare la foto con il giocatore bianco e la sua famiglia! Grande emozione! Abbiamo provato nel concreto che per giocare a calcio ci vogliono passione e voglia di correre…non servono scarpe firmate e divise alla moda!!
Durante le varie visite ai villaggi, abbiamo incontrato persone che indossavano le magliette del Sant’Orso calcio, società in cui Andrea gioca, non si sa chi e quando le abbia inviate, ma è stato un segno molto significativo, un segno da cui è nata spontaneamente una raccolta di materiale sportivo per i ragazzi del Burundi!
Un ultimo pensiero per le stupende messe a cui abbiamo partecipato, messe di due o tre ore, dove, anche se non capivamo nulla, vivevamo la gioia grazie ai sorrisi, alla musica e alla danza!
E’ stato molto bello VIVERE TUTTI INSIEME, GENITORI E FIGLI, IN UN MONDO DIVERSO. Momenti di gioia e di fatica, ma soprattutto momenti di vita condivisi su cui riflettere, per aiutarci a crescere. Il Centro Missionario Diocesano e l’associazione Urukundo Odv propongono queste esperienze non “per fare”, ma “per conoscere”. NON SIAMO ANDATI IN BURUNDI PER AIUTARE, MA PER ESSERE AIUTATI. Speriamo che questa esperienza ci aiuti a capire come cambiare il mondo in cui viviamo…
La famiglia Mercatelli: Giovanna, Silvio, Anna e Andrea





















