La dimensione missionaria della vocazione
Giunti di buon mattino nella casa dei Missionari Saveriani ad Ancona, e dopo le presentazioni, Serge Arthur Tchatche ed Enzo Tonini, i missionari che guidano i circa 35 ragazzi nella riflessione in questi 3 giorni, hanno proposto un’attività molto interessante, cioè osservare varie immagini di Dio, e scegliere quella più rappresentativa per ognuno, spiegando il perché della propria scelta. Dalla
condivisione in gruppi è emerso che le immagini che hanno più colpito i ragazzi sono:
- Dio è un padre che perdona: perché è un Dio consolatore, è una presenza costante, nella buona e cattiva sorte
- Dio ama i peccatori: perché è un Dio che è sempre lì a mostrarci il suo amore
- Dio è al servizio degli altri: perché è un Dio vicino ai malati
- Dio è un padre che ha nostalgia dei suoi figli: perché è un Dio che ci cerca, ma noi siamo distratti e facciamo fatica a entrare in relazione con lui, o non siamo disposti ad ascoltarlo
Successivamente i ragazzi sono stati portati a riflettere sulla visione che hanno di Dio durante momenti di felicità o tristezza ed è emerso che per la maggior parte di essi non cambia di molto; spesso dipende dall’umore, ovviamente nelle situazioni brutte a volte c’è un distacco, si sbiadisce il rapporto, ma come alcuni di loro hanno detto, questo è causa della nostra umanità e quindi sensibilità alle situazioni che abbiamo intorno.
Dopo un lauto pranzo e relativa pennichella pomeridiana la carovana di ragazzi ha iniziato l’incontro del pomeriggio con la visione di un paio di clip di film celebri quali “Il miglio verde” e “Matrix”; proprio da queste clip è partita la riflessione di Serge sul senso della nostra vita e sul capire chi siamo Noi, con una serie di domande mirate: Quali sono i conflitti che nascono nel mio cuore? La cosa del vangelo o della chiesa che meno riesco ad accettare? L’idea di Dio è influenzata dall’idea di essere schiavo? Non mi sento libero di fare qualcosa perché sono cristiano? Perché Dio mi ha creato? Come mi comporto con gli altri? La vita che sto facendo dove mi porta? Cosa richiedo agli altri? Ci si può ribellare o sottomettere a Dio, io come mi comporto? Perché penso di essere nato? Quel tipo di Dio che mi rappresenta, perché mi avrebbe creato? Io chi sono (in funzione dell’immagine di Dio che ho scelto questo mattina)? Come aiuto nella riflessione Serge ha proposto il bravo del vangelo Gv 1, 19-23. A seguire si è condiviso in piccoli gruppi il frutto della propria riflessione. Alle 18.30 i ragazzi hanno celebrato una bella messa per poi cenare e prodigarsi alla visione del film “Truman Show”; dopo il film i ragazzi hanno espresso i loro pareri, notando alcune analogie con la creazione divina ma riflettendo anche sul fatto che l’amore e la determinazione riescono a far superare molte barriere. Con questo pensiero in testa e anche con tutti gli spunti di riflessione proposti durante la giornata i ragazzi si sono adagiati nei rispettivi letti per la notte.
Luca Principi – 27/12/2011
La dimensione missionaria della vocazione
Secondo giorno di ritiro per i baldi giovani della diocesi di Fano, iniziato presto con lodi e abbondante colazione, per poi affrontare con energia la mattinata di riflessione; ieri i ragazzi avevano capito che Dio si è rivelato a loro, anche se solo in parte, oggi, tramite l’icona di Rublev “L’icona della trinità” capiranno come. L’icona rappresenta il brano della Genesi 18, 1-15 che parla di Abramo che vide l’apparizione del Signore, attraverso la visione di 3 uomini ed offrì loro quanto aveva nella sua tenda; il Signore prima di
andarvia annunciò la gravidanza della moglie di Abramo. In questa icona si può vedere il mistero della trinità e la sacralità dell’ospitalità, e l’idea che se tu ospiti Dio lui ti ricambierà in maniera spropositata. Padre Enzo ha tenuto una piccola lezione di storia dell’arte spiegando che Dio è amore e lo si può vedere nel quadro soprattutto negli sguardi degli angeli; quello al centro si suppone sia Gesù perché ha la tunica rossa che rappresenta il sangue e l’amore, mentre quello a sinistra è il Padre; altri elementi di rilievo sono: l’albero della vita, della genesi; il calice che ci ricorda l’eucarestia, l’ultima cena; il rettangolo al centro dell’altare dovrebbe essere il mondo ed è ciò che guarda l’angelo a destra, cioè lo spirito santo. E’ poi stato fatto notare ai giovani che il quadro è aperto, come se ci fosse un quarto posto per noi,per l’uomo, però noi non ci siamo; infatti la prima domanda nella Bibbia che Dio fa all’uomo è “dove sei”. Una frase che ha colpito molto i ragazzi è stata “l’esperienza più grande che l’uomo può fare è scoprire che non è lui a cercare Dio ma è cercato da Dio”. A seguire questo momento c’è stato il deserto, un tempo di riflessione personale guidato da questo spunto: “Ragazzi, non cercate un’idea, ma cercate di leggere cosa succede dentro di voi, cercate l’emozione dentro di voi, perché noi sentiamo sempre un’emozione; cercate di capire che pensieri vi sorgono, che azioni vorreste compiere, e poi fate due parole con Dio, facendogli le domande e ascoltando le risposte. E riflettete anche sulla seconda domanda che Dio fa all’uomo:dov’è tuo fratello?”
La seconda parte della mattina è stata guidata da Padre Alberto che ha ricordato ai ragazzi che la Trinità apre il suo amore all’umanità ferita, così anche noi dobbiamo aprirci al prossimo, dobbiamo buttarci nell’amore verso il prossimo, dobbiamo dare testimonianza del nostro amore verso il signore; noi siamo della matite attraverso le quali Dio scrive il suo progetto, noi dobbiamo essere missionari nelle nostre vocazioni, che non vuole dire per forza partire. Alberto ha poi diviso i ragazzi in gruppi proponendo una riflessione su vari brani (Esodo 1, 20; Marco 2, 1-12; Giovanni 4, 5-42; Atti 10, 1-48) e una rappresentazione in chiave moderna di essi.
Il pomeriggio è servito per tirare un po’ le somme di questi giorni di riflessione, per iniziare ad inquadrare la parola Vocazione: Dio ti crea perché ama, crea l’uomo per amare, la vocazione primordiale a cui siamo chiamati è amare, uno non può essere missionario e non amare, tutto ciò che fai ti deve far amare di più, altrimenti non è la cosa giusta per te; amare è il progetto di Dio, se non faccio l’esperienza di essere amato da Dio è difficile che io riesca ad amare veramente; se sono fatto a immagine e somiglianza di Dio allora io posso provare il suo amore tramite gli altri, e gli altri tramite me, nel volto di ogni uomo c’è un pezzo del volto di Dio. Sempre alle 18.30 si è celebrata la messa mentre nel dopocena il gruppo si è dilettato nella danza, sfruttando la presenza di un ragazzo, Pasquale, ospite anche lui dei Saveriani, che nel tempo libero è ballerino di balli tipici del sud come taranta e pizzica, e ha fatto divertire i ragazzi insegnando loro qualche passo di danza; la serata si è conclusa con un interessante gioco da tavolo dal nome “TerzoMondopoli” a cui hanno partecipato tutti i ragazzi divisi in 6 squadre; lo scopo del gioco era sopravvivere come contadini peruviani all’anno solare senza perdere tutto il ricavato del raccolto combattendo contro varie disgrazie. Insomma anche a fine serata nel Centro Missionario ci si diverte ma sempre con un occhio verso i più bisognosi.
Luca Principi – 28/12/2011
La dimensione missionaria della vocazione
Si è conclusa oggi, 29 dicembre, la Tre Giorni di ritiro del Centro Missionario Diocesano svoltasi anche quest’anno nella casa dei Missionari Saveriani ad Ancona, che hanno ospitato con gioia e accoglienza i circa 35 giovani provenienti da molte parrocchie della diocesi. Il tema principale del ritiro è stato “La dimensione missionaria della vocazione”, un argomento importante in questo periodo difficile, e trattato molto bene dai due missionari che ormai collaborano da qualche anno insieme al Centro Missionario, Serge
Arthur Tchatche ed Enzo Tonini che sono riusciti a costruire un percorso di riflessione per i ragazzi, una sorta di strada da seguire passo passo per arrivare al traguardo finale, capire la nostra Vocazione. I due missionari sono partiti dall’idea che ognuno di noi ha di Dio, la nostra visione del creatore, e l’idea che abbiamo di Lui durante i nostri momenti felici o tristi; hanno fatto capire ai giovani come è importante conoscere prima se stessi e le proprie idee per poter capire la propria vocazione. Il pomeriggio è proseguito con un momento di deserto, cioè un tempo di riflessione personale in silenzio, che è stato protagonista di questo ritiro; infatti molti sono stati i momenti personali in questi tre giorni, e non a caso, perché ai giorni nostri non siamo abituati a fermarci durante la giornata, siamo trascinati via dalla vita frenetica di tutti i giorni, e non abbiamo mai un momento solo per noi, per pensare a noi, per fare il punto della situazione della nostra vita. Prima di cena si è celebrata la messa, mentre dopo si è svolta la serata “cinema”, con la visione del film “The Truman Show”accompagnato da un piccolo dibattito post-visione, da cui è uscito il pensiero di una analogia tra il film e la creazione divina che si collega al fatto della visione che abbiamo del creatore; ma anche il sentimento dell’amore, che ti permette di superare ostacoli e paure che altrimenti non sfideresti mai. Il secondo giorno è servito per capire come Dio si è rivelato a noi e che il suo progetto per noi è semplicemente quello di amare; attraverso l’immagine di Rublev “L’icona della Trinità” Padre Enzo ha introdotto il discorso della ricerca di Dio, e ha detto “l’esperienza più grande che l’uomo può fare è scoprire che non è lui a cercare Dio ma è cercato da Dio”; da questo punto di partenza è iniziata la giornata, con altri spunti di riflessione da parte di Serge e Padre Alberto che hanno fatto capire ai ragazzi che noi dobbiamo dare testimonianza del nostro amore verso il Signore, siamo della matite attraverso le quali Dio scrive il suo progetto e che se io sono fatto a immagine e somiglianza di Dio allora io posso provare il suo amore tramite gli altri, e gli altri tramite me, “nel volto di ogni uomo c’è un pezzo del volto di Dio”. Con queste parole in testa, tempo di deserto personale, confronto con gli altri, celebrazione liturgica e cibo, i giovani sono arrivati a fine giornata pronti per la serata ludica, con un divertente ma anche interessante gioco in scatola:TerzoMondopoli; questo gioco simile al celebre Monopoli unisce il divertimento di un gioco alla riflessione sulla condizione dei contadini peruviani che devono lottare ogni giorno contro mille problemi per riuscire ad arrivare a fine anno. Il terzo ed ultimo giorno è servito per fare un resoconto di tutto ciò che si è detto e per pensare a qualcosa di concreto da portare nella propria quotidianità, per non lasciare che le parole se ne volino via col vento del nuovo anno; la proposta più concreta espressa dai due direttori del ritiro, Stefano ed Erica, è stata quella di una giornata di“Abbracci Gratis” lungo il corso di Fano, durante il pomeriggio del 6 gennaio, Giornata Mondiale per l’Infanzia Missionaria, un modo originale per portare quello che è stato capito durante questi 3 giorni di Ritiro Missionario, cioè Amare.
Luca Principi – 29/12/2011