Non sono venuto qua per giudicare, bensì sono venuto qua per amare – Nicola Canestrari

Altra lunga lettera di Nicola, volontario Urukundo in Burundi; la ventiquattresima della nostra rubrica “Lettere dalla missione”.

Cari ragazzi/ragazze,

Come state??

Un’altra settimana è passata, e come d’altronde mi succede di solito quando viaggio, mi è alquanto difficile vedere e direi effettivamente percepire il tempo che passa. E’ incredibile come quest’ultimo passi così celere, e così direi quasi di nascosto. E’ come se volesse implicitamente dirci qualche cosa. È come se esso volesse sussurrare silenziosamente al nostro, molto spesso disattento, orecchio che lui sta passando e che in nessun modo è possibile che lui torni indietro per raccoglierci, o bene per spronare l’essere umano a voler raccogliere ciò che più profondamente è. Lui, il Tempo, continua il suo percorso e in fin dei conti riposa nei nostri occhi, e nei nostri cuori l’invincibile possibilità di prendere in mano la nostra tanto preziosa quanto miracolosa Vita, in modo tale che finalmente ciascuno di noi possa fare e tendere verso ciò che più profondamente è, verso ciò che più profondamente sogna di divenire e di essere. Risiede solamente in ognuno di noi la magia che ci porta a provare ad afferrare noi stessi. Un Io che dovremmo mettere più spesso in discussione, proprio perché il dubbio apre le meravigliose porte della conoscenza introspettiva. Porte che a volte sono molto difficili, e allo stesso tempo dolorose da aprire. Dolorose da vivere e da esplorare a fondo. Porte che in ogni caso considero come consustanziali a un benessere, a un equilibrio che l’Io necessita di percepire, per vivere con e grazie all’Altro. Tornando adesso a questa fuga del tempo, che scorre e che continua a scorrere inesorabilmente dentro e intorno a ognuno di noi, mi sto accorgendo sempre di più del mio desiderio di voler provare a stargli dietro. Di voler almeno provare a sussurrargli un bel giorno che Io ero sensibile alla sua perpetua melodia. Di voler almeno provare a fargli cBurundi-circled4omprendere nella mia infima piccolezza che non ho avuto paura della vita, che ho cercato con tutta la sincerità del mio cuore di cantare con le mie proprie labbra il mio continuo suono esistenziale. Di voler sorridergli un bel giorno, dicendogli ad alta voce che anch’io nel mio essere niente ho provato a scrivere la mia poesia con quelle poche ma significative parole che il Cielo mi ha dato l’infinita occasione di avere, di amare. Per vero, è proprio questa voglia di sognare che vorrei tanto condividere con il mondo intero. Sognare ciò che veramente siamo, ciò che più profondamente vogliamo. Evitando di portarsi sulle spalle, come un opprimente fardello, i rimorsi nati dal non avere fatto fino in fondo quello che più volevamo, quello che più sentivamo come nostro. Voglio urlare al mondo la bellezza di essere Se Stessi, in qualsiasi maniera e in qualsiasi colore vogliamo manifestarci alla vita. Ogni colore esistenziale è accettabile, quando è sincero. Quando è sentito fino in fondo. Vorrei condividere con il mondo la coscienza interiore che non è mai troppo tardi per essere ciò che più profondamente siamo, ciò che più profondamente desideriamo. Non è mai troppo tardi per cercare di mettersi in cammino verso noi stessi. Non tanto per trovarsi fino in fondo, ma piuttosto per scoprirsi e riscoprirsi continuamente come soprattutto i saggi bambini hanno la magia di fare. Quel coraggio di andare avanti, di andare oltre, per tornare a poco a poco verso quella luminosa fonte che unisce noi tutti, attraverso un’amorosa stretta di mano sentita e provata da ciascuno di noi. Non dovremmo avere paura di perderci, perché è proprio perdendoci che possiamo donare alla Vita la possibilità di aiutarci a ritrovarci.

Oh essere umano, non avere mai paura di aiutarti, di ritrovare profondamente te stesso. Oh miei dolci esseri umani, aiutiamoci a aiutare e a ritrovare noi stessi, e così come per incanto riusciremo di nuovo a aiutare quel sogno interiore che riposa negli occhi del mondo. Un mondo che ci appartiene, che appartiene a noi tutti come d’altronde ciascuno di noi appartiene a quest’ultimo. Non abbiate paura di provare a conoscerlo, poiché è proprio attraverso questo sforzo tanto emotivo quanto conoscitivo che riusciremo ad avvicinarci passo dopo passo a noi stessi, alla nostra tenera fonte comune.

Detto questo, personalmente sono molto gioioso poiché era da tanto che aspettavo un’esperienza del genere, e finalmente la sto percorrendo e esplorando momento dopo momento, giorno dopo giorno. Non posso negare che questo viaggio non mi stia facendo soffrire, poiché sarei un ipocrita a negare quanto possa essere complesso vivere nell’altra parte del mondo. La congregazione è adorabile e molto molto gentile, ma al contempo è altrettanto veritiero quanto siamo infinitamente differenti, e a volte le nostre differenze sono piuttosto abissali. Per esempio non riesco a conformarmi a tutti gli aspetti della loro ferrea e stretta morale che spesso non lascia scampo, e che a volte etichetta o bene considera impensabile qualcosa che si allontana anche solo minimamente dal loro pensiero. È altrettanto vero che tante cose ci uniscono, e soprattutto un oceano continuo di sorrisi tanto condivisi quanto reciproci ci fanno sentire in tante tante sfumature della vita come parte integrante l’Uno dell’Altro. Sostanzialmente Ciò che sento di dire è che la Diversità fa parte del mondo. La Diversità colora e sempre colorerà l’esistenza umana come unica e introvabile altrove. Negarla, significherebbe negarci. Negarla, significherebbe negare il proteiforme flusso della vita. Negarla, significherebbe negare tutto ciò che siamo, tutto ciò che eravamo, e tutto ciò che diverremo. Come potremmo declamare che Nulla è, che Nulla esiste, e che noi stessi non stiamo in realtà vivendo in un mondo che cambia e che ci sussurra continuamente di non avare paura di cambiare con lui? Personalmente non potrei mai dichiarare una tale non Esistenza della Vita, proprio perché mi sento una parte insostituibile del Tutto, una parte che sente il suo cambiamento interiore, una parte che sente a fondo che sta cambiando mano nella mano con il Mondo. Quindi penso che l’essenziale è cercare di comprendere, è cercare di accettare quella Diversità che sottende il sorriso di noi tutti. Al contempo non posso non ammettere che sono io che in questo caso sto viaggiando nella loro terra, e in una certa maniera sono io quello che più deve cercare di avvicinarsi a loro, proprio perché è questo ciò che cercavo. Trovare il Diverso, e sforzarmi ad accettarlo, a tollerarlo, ad amarlo come se fosse parte di me, come se fosse un’altra manifestazione sconosciuta di Nicola che _DSC0456sta cercando di conversare con me stesso. Penso che più l’essere umano ciecamente è spinto a giudicare, meno allo stesso tempo è portato ad amare. Più giudichiamo e meno amiamo. Per contro non sono venuto qua per giudicare, bensì sono venuto qua per amare, per amarmi come un essere spesso differente da quello che pretenziosamente pensavo d’essere. Allo stesso tempo non posso, e non voglio negare, rifiutare, né dimenticare quello che ho vissuto fin ora nella mia corta vita. La mia cultura e i miei 23 anni immersi in quella cultura, che mi piace descrivere come magica poiché ogni cultura lo è, non posso soffiarli via come se fosse della mera polvere che ostacola il mio vedere, il mio osservare il mondo. Quindi annullare tutto quello che sono stato, e che quello che sono è di nuovo come se negassi l’esistenza della vita. Come potrei farlo? Per contro ciò che possiamo e che dovremmo fare, è di spingersi, è di lasciarci trasportare verso l’Altro per accettarlo, per accettare quella diversità propria a lui, che quest’ultimo porta in grembo da tutta una vita. Sono venuto qui per accettare, per accettarmi, e non per negare, e non per negarmi. Sono venuto qui per amare. Dunque ciò che voglio dire, ciò che voglio dirvi, ciò che voglio vociferare al mondo è che non posso essere né divenire quello che non sono, ma per contro posso e voglio sforzarmi con tutto il mio cuore ad amare l’Altro, ad amare l’Alterità tale essa è. Senza volerla cambiare a mia immagine e somiglianza. Senza volerla rendere ciò che in realtà essa non è, e che mai sarà. Voglio re-imparare a Accettare, voglio re-imparare a Tollerare. Vi ringrazio di avermi dato l’opportunità di venire e di stare qua in Burundi, con e in mezzo a loro. Vi ringrazio di avermi dato l’opportunità di guardarmi dentro, per cercare di ritrovare. Per cercare di ritrovarmi, di ritrovarvi. Per cercare di ritrovare il Mondo.

Detto questo, tutto il resto procede molto bene. L’insegnamento mi appassiona sempre di più. In realtà giorno dopo giorno vedo sempre più chiaramente ciò che più amo fare nella mia vita. Pensare a quale gioia suprema mi pervade, quando sono in classe e ho l’opportunità di condividere, di condividermi con l’Altro. Che felicità introvabile altrove, di poter crescere momento dopo momento con e grazie all’Altro. Di poter capire e capirmi come consustanziale a quell’Alterità che riposa davanti a me. Penso che il condividere sia un magnifico motore esistenziale che ci permette di essere insieme, di sentirci insieme, di esserci l’uno per l’altro. L’uno con l’altro. L’insegnamento mi sta dando questo succulento frutto che amo assaporare, e riassaporare istante per istante, goccia dopo goccia.

Quest’oggi non condivido niente sulla politica, poiché sentivo di condividere questo stato emotivo, che nella sua sincerità prevarica tutte le ingiustizie umane che ci attorniano, che ci hanno circondato nella storia, e che in definitiva sempre ci circonderanno.

La prossima lettera si baserà sulla commemorazione avvenuta il 21 di ottobre sull’assassinio del presidente del Burundi nel 1993.

Vi abbraccio come se foste a pochi passi da me.

Per sempre insieme nell’Arcobaleno dell’Amore.

Non è mai, mai troppo tardi per ridiventare Se Stessi.

Cerca di sorridere sempre ai tuoi sogni più nascosti, ai tuoi sogni più sinceri, poiché essi ti ascolano, poiché essi non smetteranno mai di sussurrarti dolcemente all’orecchio ciò che più profondamente sei, ciò che più profondamente vuoi.

Buon cammino.
Nicola

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