Il ritiro invernale continua..

La dimensione missionaria della vocazione

Secondo giorno di ritiro per i baldi giovani della diocesi di Fano, iniziato presto con lodi e abbondante colazione, per poi affrontare con energia la mattinata di riflessione; ieri i ragazzi avevano capito che Dio si è rivelato a loro, anche se solo in parte, oggi, tramite l’icona di Rublev “L’icona della trinità” capiranno come. L’icona rappresenta il brano della Genesi 18, 1-15 che parla di Abramo che vide l’apparizione del Signore, attraverso la visione di 3 uomini ed offrì loro quanto aveva nella sua tenda; il Signore prima di andar via annunciò la gravidanza della moglie di Abramo. In questa icona si può vedere il mistero della trinità e la sacralità dell’ospitalità, e l’idea che se tu ospiti Dio lui ti ricambierà in maniera spropositata. Padre Enzo ha tenuto una piccola lezione di storia dell’arte spiegando che Dio è amore e lo si può vedere nel quadro soprattutto negli sguardi degli angeli; quello al centro si suppone sia Gesù perché ha la tunica rossa che rappresenta il sangue e l’amore, mentre quello a sinistra è il Padre; altri elementi di rilievo sono: l’albero della vita, della genesi; il calice che ci ricorda l’eucarestia, l’ultima cena; il rettangolo al centro dell’altare dovrebbe essere il mondo ed è ciò che guarda l’angelo a destra, cioè lo spirito santo. E’ poi stato fatto notare ai giovani che il quadro è aperto, come se ci fosse un quarto posto per noi, per l’uomo, però noi non ci siamo; infatti la prima domanda nella Bibbia che Dio fa all’uomo è “dove sei”. Una frase che ha colpito molto i ragazzi è stata “l’esperienza più grande che l’uomo può fare è scoprire che non è lui a cercare Dio ma è cercato da Dio”. A seguire questo momento c’è stato il deserto, un tempo di riflessione personale guidato da questo spunto: “Ragazzi, non cercate un’idea, ma cercate di leggere cosa succede dentro di voi, cercate l’emozione dentro di voi, perché noi sentiamo sempre un’emozione; cercate di capire che pensieri vi sorgono, che azioni vorreste compiere, e poi fate due parole con Dio, facendogli le domande e ascoltando le risposte. E riflettete anche sulla seconda domanda che Dio fa all’uomo: dov’è tuo fratello?

La seconda parte della mattina è stata guidata da Padre Alberto che ha ricordato ai ragazzi che la Trinità apre il suo amore all’umanità ferita, così anche noi dobbiamo aprirci al prossimo, dobbiamo buttarci nell’amore verso il prossimo, dobbiamo dare testimonianza del nostro amore verso il signore; noi siamo della matite attraverso le quali Dio scrive il suo progetto, noi dobbiamo essere missionari nelle nostre vocazioni, che non vuole dire per forza partire. Alberto ha poi diviso i ragazzi in gruppi proponendo una riflessione su vari brani (Esodo 1, 20; Marco 2, 1-12; Giovanni 4, 5-42; Atti 10, 1-48) e una rappresentazione in chiave moderna di essi.

Il pomeriggio è servito per tirare un po’ le somme di questi giorni di riflessione, per iniziare ad inquadrare la parola Vocazione: Dio ti crea perché ama, crea l’uomo per amare, la vocazione primordiale a cui siamo chiamati è amare, uno non può essere missionario e non amare,  tutto ciò che fai ti deve far amare di più, altrimenti non è la cosa giusta per te; amare è il progetto di Dio, se non faccio l’esperienza di essere amato da Dio è difficile che io riesca ad amare veramente; se sono fatto a immagine e somiglianza di Dio allora io posso provare il suo amore tramite gli altri, e gli altri tramite me, nel volto di ogni uomo c’è un pezzo del volto di Dio. Sempre alle 18.30 si è celebrata la messa mentre nel dopocena il gruppo si è dilettato nella danza, sfruttando la presenza di un ragazzo, Pasquale, ospite anche lui dei Saveriani, che nel tempo libero è ballerino di balli tipici del sud come taranta e pizzica, e ha fatto divertire i ragazzi insegnando loro qualche passo di danza; la serata si è conclusa con un interessante gioco da tavolo dal nome “TerzoMondopoli” a cui hanno partecipato tutti i ragazzi divisi in 6 squadre; lo scopo del gioco era sopravvivere come contadini peruviani all’anno solare senza perdere tutto il ricavato del raccolto combattendo contro varie disgrazie. Insomma anche a fine serata nel Centro Missionario ci si diverte ma sempre con un occhio verso i più bisognosi.

Luca Principi – 28/12/2011

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